Anatomia di un arazzo
Presso il museo del Jämtland in Svezia, nel cuore della Penisola Scandinava, sono conservati gli
arazzi di Överhogdal, un gruppo pregevole e molto ben conservato di tessuti datati all'epoca vichinga, realizzati probabilmente tra il
IX e l’XI secolo d. C., scoperti nel 1909, presso la chiesa di Överhogdal, in Svezia. Si tratta di una delle più antiche testimonianze della storia dell’arazzo, con raffigurazioni di origine sia norrena che cristiana. I contenuti delle immagini sono molto dibattuti, alcuni personaggi sembrano provenire dal mondo di Odino, mentre altri fanno chiaramente parte dell'iconografia cristiana. Questo ad indicare che l’inizio della storia del tessuto ad alto liccio inizia in ambito liturgico e religioso, con panni tessuti un tempo appartenuti ai tesori ecclesiastici.
Osservare il retro di un arazzo può lasciare stupiti. Come corre il filo su questa parte dell’opera, invisibile se non agli addetti ai lavori? Il
disegno, l’impianto generale dell’opera, è comunque comprensibile? Da quale lato lavora in realtà l’artista-tessitore per creare l’arazzo? Uno degli obiettivi dell’Arazzeria Scassa è proprio quello di condividere questo
antico sapere e far scoprire gli aspetto meno conosciuti della storia dell’arte arazziera. L’arazzo è stato, nelle epoche passate, non solo una decorazione ma un elemento essenziale e versatile della quotidianità, ad esempio in epoca medievale, perché, oltre ad indicare la ricchezza e il gusto del proprietario, poteva essere utilizzato secondo necessità come coperta, pannello, porta, muro divisorio, tappeto e isolante contro il freddo.
Bisogna entrare in una Arazzeria per comprendere appieno il mondo dei telai, in modo particolare il nostro lavoro coniuga due aspetti sorprendenti, l’arte contemporanea e una tecnica che ha mille anni. Passata dopo passata gli arazzi Scassa sono stati creati con una attenzione ad ogni minima variazione tonale e l’osservazione diretta delle opere permette di mettere a fuoco tutti questi aspetti. Per ottenere una resa così straordinaria, Ugo Scassa decise da subito di rinunciare al tipo di tessitura più facile e comodo da realizzare, vale a dire la giustapposizione di aree tessute in modo uniforme e che, al massimo, si sfumano uno nell'altro mediante il tratteggio e di adottare invece quella più difficile e lenta. Questo risultato si ottiene mescolando nella medesima matassina filati di colori e tonalità diverse. Tra le trame dei nostri arazzi sono passate le vite di artisti, di tessitrici e di tessitori: osservandoli da vicino riportiamo in vita ogni volta questo prezioso miracolo d’arte.